Lo psicologo pensa che tutti siano da curare?
(Articolo pubblicato da S. Bianconcini nel 01/2014 sul suo blog “Psico-bufale”)
Guardate cosa mi è capitato sott’occhio: si tratta di un tentativo di spiegare che differenza c’è fra uno psicologo e un “counselor”. Differenza spiegata così:
“La differenza fondamentale risiede nell’intento, che per uno psicologo è terapeutico e per un counselor no. Infatti il counseling non è una terapia psicologica, quindi non è detto che sia vantaggioso che venga praticato da un professionista che, per formazione, considera sempre la persona che ha davanti come un soggetto da curare…”
Lascio ai “counselor” il compito di spiegare in cosa consista il loro lavoro. Riguardo a cosa faccia lo psicologo, invece, qualcosa posso dire io. E dico che qui ci sono diversi errori.
Psicologo e psicoterapeuta non sono la stessa cosa
Primo errore: l’intento di uno psicologo non è “terapeutico”, se vogliamo restare alla terminologia usata da chi scrive. L’intento di uno psicologo – se lavora nel campo dell’aiuto alle persone, perché può lavorare anche in altri contesti – è dare sostegno alle persone in difficoltà: aiutare, insomma, chi attraversa per qualsiasi motivo un momento di crisi personale, professionale, di coppia, familiare. L’intento “terapeutico”, se vogliamo restare al vocabolario usato da chi scrive, è casomai dello psicoterapeuta. La persona che ha redatto le righe qui sopra non ha probabilmente chiare le differenze e pensa che psicologo e psicoterapeuta si equivalgano, mentre invece non è così: lo psicoterapeuta è uno psicologo che dopo la laurea si è specializzato proprio per potere esercitare la psicoterapia. Chi scrive, non conoscendo questa differenza, non sa quindi neppure che la terapia la può praticare solo lo psicoterapeuta, mentre lo psicologo non può (sia perché non ne ha acquisito le competenze sia perché è vietato dalla legge).
“Da curare”: cosa significa?
Vorrei poi occuparmi un attimo di quel “da curare”: è un modo di dire con cui molte persone intendono il paziente psichiatrico ovvero, per usare un’altra espressione abbastanza diffusa, il “malato di mente” (è abbastanza frequente sentire dire: “io non vado dallo psicologo, non sono mica malato di mente”). Pensando con questo che il malato di mente sia uno che sente delle voci nella sua testa, pensa di essere al centro di un complotto internazionale e cose così. Ogni psichiatra può spiegare meglio di me – e se c’è qualche psichiatra all’ascolto può aggiungere le sue considerazioni, saranno ben accette – che le persone affette da queste forme di delirio certamente esistono ma che non sono le uniche persone che lo psichiatra cura. Solo per fare qualche esempio, uno psichiatra cura anche chi è affetto da depressione, chi soffre di attacchi di panico, chi ha delle ossessioni… Pazienti che possono andare anche dallo psicoterapeuta: cambia solo lo strumento con cui si svolge la cura, che è il farmaco nel caso dello psichiatra e la parola nel caso dello psicoterapeuta (e tengo a precisare che i due tipi di intervento non si escludono a vicenda. Ho seguito e seguo tuttora persone in psicoterapia che contemporaneamente sono curate anche dallo psichiatra, e la combinazione fra i due interventi è una grandissima risorsa).
Gli psicoterapeuti sono psicologi specializzati in psicoterapia, non in stupidità!
E poi: chi mai ha detto che uno psicoterapeuta, per il solo fatto che fa lo psicoterapeuta, “considera sempre la persona che ha davanti come un soggetto da curare”? Questa la trovo una variante della classica psico-bufala secondo cui uno psicoterapeuta ti legge nella mente e scopre che sei malato anche se tu non te ne rendi conto. Se un terapeuta si comportasse così, scusatemi: non sarebbe perché fa il terapeuta ma perché è uno… stupido! Qualsiasi persona dotata di medio buonsenso – psicoterapeuti compresi – sa che al mondo ci sono quelli affetti da patologie e quelli non affetti da patologie: mi pare una constatazione tanto ovvia che ribadirla sembra quasi ridicolo. No, con buona pace di chi scrive i terapeuti non sono affatto addestrati a considerare tutti come malati. Dirò di più: ogni terapeuta sa benissimo che, fra le cose da saper fare, è essenziale sapere dire di no quando serve. Ovvero lavorare solo quando ci sono le condizioni per farlo. Se un terapeuta ritiene che la persona che ha davanti non abbia bisogno di lui è abbastanza chiaro il da farsi: non si prende in carico la situazione. E posso garantire che non faccio questa affermazione solo in via teorica, così tanto per dire: personalmente mi sono trovata diverse volte a dire dei no, e non perché io sia più o meno brava dei miei colleghi ma proprio perché è così che si fa.